Herr Montagano, italienischer Militärinternierter und Zwangsarbeiter besucht Schüler der AEO
Incontro IMI Michele Montagano con studenti dell’AEO
(Einführung von L. Lambertini)
Am 29. 11. 2016 wurden wir von Herrn Montagano an unserer Schule besucht. Er war zwischen 1943 und 1945 italienischer Militärinternierter und Zwangsarbeiter in Deutschland.
Am Tag davor war der 95-jährige Herr Montagano Ehrengast einer Ausstellungseröffnung zu diesem Thema im Dokumentationszentrum NS-Zwangsarbeit in Schöneweide im Beisein des italienischen und deutschen Außenministers.
Die beiden Leistungskurse Italienisch des 1. Semesters und einige Schüler meines Geschichtskurses auf Italienisch des 3. Semesters hatten somit die Gelegenheit – nach einer motivierenden Einführung des Geschichtsprofessors Zani aus der Universität La Sapienza in Rom – dem eindringlichen Bericht von Herrn Montagano beizuwohnen; anschließend konnten ihm die Schüler eigene Fragen stellen.
Der Botschaftsrat, Herr Darchini und die Schulleiterin der Botschaft, Frau Marzorati, sowie Herr von Damaros und Frau Campanella von der Stiftung Topographie des Terrors begleiteten Herrn Montagano ebenfalls beim Besuch unserer Schule.
In diesen unruhigen Zeiten (fortdauernde Diskussion über Flüchtlinge, Angst vor Terrorismus, zunehmende Stärke populistischer Bewegungen) fühlen sich unsere Schüler (aber nicht nur sie) häufig desorientiert, fragen nach Antworten und möchten darüber diskutieren.
Vor wenigen Tagen wurde „postfaktisch“ als Wort des Jahres von der Gesellschaft für Deutsche Sprache gekürt. Beim Besuch von Herrn Montagano wurden dagegen reale Fakten wie Zwangsarbeit und Gefangenschaft im Nationalsozialismus zum Inhalt einer lebendigen, unmittelbaren Erzählung. Die Aussagekraft solcher Fakten ist geradezu ein Gegengift gegen die sich immer mehr verbreitende Haltung von Demagogen, die die Ebene der Fakten überspringen wollen, die „nur an Erfolge und nicht an die Folgen“ denken, wie eine Definition von Populismus lautet.
In diesem Sinne hat die anschauliche Erzählung von Herrn Montagano unseren Schülern besonders eindrucksvoll verdeutlicht, zu welchen verbrecherischen Folgen es führen kann, wenn einzelnen Menschen oder Gruppen von Menschen die Würde aberkannt und Wertschätzung versagt wird.
Berichte und Erzählungen über ein selbst erlebtes Geschehen können dem noch etwas Wichtiges hinzufügen: die Sachverhalte verlieren ihre Abstraktheit, die Erzählung ermöglicht ein die Zuhörer motivierendes, das eigene Denken und Handeln anregendes Erleben.
Unseren Schülern ist nun eine gemeinsame und eine individuelle Reflexion ermöglicht worden; sie kann wertvoll sein für ihr Wachsen, ihr Reifen.
Die Stellungnahmen der Schüler, die hier folgen, zeigen eindrucksvoll, wie intensiv sie den Bericht des ehemaligen Zwangsarbeiters aufgenommen haben und wie ernst und vielfältig die Überlegungen und Fragen sind, zu denen sie dabei gekommen sind.
Warum die italienischen Militärinternierten?
Nach einer Reihe militärischer Niederlagen wurde Mussolini am 25. Juni 1943 aufgrund einer Abstimmung des Großrats des Faschismus von König Vittorio Emanuele III. aus dem Amt entlassen und verhaftet.
Am 3. September unterzeichnete die neue Regierung von Marschall Pietro Badoglio auf der Basis einer bedingungslosen Kapitulation mit den Alliierten einen Waffenstillstand, der am 8. September verkündet wurde. Damit war die Allianz zwischen Deutschland und Italien beendet. Die Italiener galten nun als Verräter. Die Wehrmacht nahm zwischen 600.000 und 650.000 Militärs gefangen und deportierte sie nach Deutschland und Polen in die Zwangsarbeitslager. Zwischen 50.000 und 60.000 Soldaten starben während der Gefangenschaft.
SchülerIn A:
Respektvolle Würdigung seines Alters
Nach der spannungsvollen Erwartung von Herr Dr. Montagano in unserer Schule, spazierte er lebensfreudig in das Klassenzimmer und überraschte alle. Wir hatten alles sauber gemacht, die Stühle einem Vorlesungssaal gleich aufgereiht und auf der Tafel stand ein herzliches Willkommen. Wir entschieden uns im letzten Moment dazu, Herr Montagano im Stehen zu empfangen, als eine respektvolle Würdigung seines Alters (immerhin 95 Jahre!), und natürlich seiner Erfahrungen.
Als er begann, von seinem Leben und dem Krieg zu erzählen, hingen wir alle an seinen Lippen. Er berichtete mit solch einer Dynamik von seinen Erlebnissen und schaffte es sogar, trotz des ernsten Themas, Humor mit reinzubringen. Es war beeindruckend.
Ich fühle mich unglaublich privilegiert, dass ich einen Zeitzeugen treffen durfte und werde die gehörten Sachen weitergeben. Zudem hatten wir bis zu dem Zeitpunkt nicht viel über die Geschichte der 650.000 italienischen Soldaten, die nach der Waffenruhe des 8. Septembers 1943 von den deutschen Nationalsozialisten festgenommen und nach Deutschland und Polen in Arbeitslager deportiert wurden, gehört.
SchülerIn B:
Mehr Gesprächszeit
Herr Montagano erzählte von seiner Geschichte als italienischer Kriegsgefangener in Deutschland, wie er nach dem Waffenstillstand entscheiden musste, ob er mit Mussolini oder Badoglio kämpfen wollte, und wie seine Entscheidung dazu führte, dass er in ein Arbeitserziehungslager kam, und wie er dort auf wundersame Weise unter den schlimmsten Bedingungen überlebte.
Alle am Gespräch teilnehmenden Schüler und Lehrer fanden die mit Herrn Montagano und Professor Zani verbrachten Stunden sehr interessant und lehrreich, und wir hätten uns durchaus auch auf mehr Gesprächszeit einlassen können. Beide waren außerdem sehr offen für unsere Fragen.
Wir schätzen alle sehr die Möglichkeit gehabt zu haben, mit einem Zeitzeugen zu sprechen.
SchülerIn C:
Un grande legame con la vita
Mi è molto piaciuto il discorso del signor Montagano e l'introduzione dettagliata del professor Zani. Sono riuscito ad ottenere una risposta a tutte le mie domande, soprattutto per via della narrazione vivida e dettagliata, che ci ha tutti molto impressionati. Oltretutto sono rimasto stupito dalla forte presenza e grande statura umana del signor Montagano, che all'età di 95 anni ha uno straordinario vigore nella voce. Per merito del suo racconto, nel quale non mancavano emozioni, sono riuscito ad immaginare molto bene le condizioni nelle quali lui ed i suoi compagni si trovavano. Siamo rimasti molto colpiti dal fatto che il signor Montagano si sia visibilmente intristito quando ha raccontato che, dopo essere tornato nel suo paese, trovò sua madre in condizioni di salute alquanto precarie. Lui stesso disse che sembrava come se avesse sofferto più di lui. In più ci siamo accorti che il signor Montagano ha una grande forza d'animo ed un grande legame con la vita.
SchülerIn D:
Eroe risorgimentale
Quella che è stata citata dal signor Montagano come “morte della patria”, ovvero la divisione dell’Italia in Repubblica di Salò e Regno di Sicilia, è stata determinante per il suo destino personale e per quello di altri 2 milioni d’italiani.
La sensazione di essere stati traditi dal governo italiano, provata da quasi 700 mila militari italiani al momento della divisione, li ha portati a prendere delle decisioni drastiche con forti ripercussioni verso la propria vita e la collettività. Alcuni decisero di allearsi con i tedeschi e diventare “repubblichini” mentre altri, tra cui Michele Montagano optarono per un susseguirsi di <<no>> alla guerra. Ciò li consegnò alla società come “internati” e “traditori”. Si innestò così un meccanismo di riflessione progressiva. Loro avevano prestato giuramento al re, e ora incominciavano a interrogarsi su questo. Fu infatti da questi rifiuti che si determinò il destino di Michele Montagano come di altri suoi compatrioti. Affrontò delle vicende che hanno commosso tutta la classe, soprattutto per una generazione di giovani ignari di una realtà così crudele ed un passato talmente sconvolgente quali noi siamo.
È stata proprio questa “morte della patria” a creare, invece, una Resistenza collettiva civile che portò alla Liberazione.
Michele Montagano fondamentalmente non si è mai allontanato dall’ideale dell’eroe risorgimentale con cui è cresciuto, tanto da portarlo a subire punizioni e vivere in condizioni disumane.
SchülerIn E:
Il messaggio trasmesso è quello di seguire i propri ideali
Attraverso le parole di Michele Montagano siamo riusciti ad immaginare le sue emozioni. L'incontro ci ha toccato molto perché ci ha dato la possibilità di sentire ed avere un rapporto più diretto con gli eventi tragici della Seconda Guerra Mondiale. Apparteniamo alle ultime generazioni che hanno avuto la possibilità di ascoltare la storia dalle parole di coloro che l’hanno vissuta.
Quello che è importante ricordare è il “no” dato da Michele assieme agli altri internati, essi fecero sentire la propria voce dando vita ad una resistenza collettiva senza armi. Il messaggio trasmesso è quello di seguire i propri ideali e, con il coraggio, non arrendersi di fronte alle difficoltà ma rincorrere i propri sogni e obbiettivi.
SchülerIn F:
(Dal racconto di Michele Montagano)
Il 17 febbraio 1945 fu fatta una legge, che dichiarò tutti gli ufficiali civili e perciò furono costretti a lavorare. Montagano e altri ufficiali incrociarono le braccia per cinque giorni e al settimo giorno arrivò un generale della Gestapo insieme ad alcuni esponenti delle SS.
Fu dato il comando di decimazione e 44 ufficiali, tra cui anche Michele Montagano, si offrirono volontari per prendere il posto dei 21 che avrebbero dovuto essere decimati. Furono messi al muro per circa 5- 6 ore. Questo fu un momento tragico, durante il quale qualcuno piangeva, qualcuno camminava avanti e indietro senza sosta, qualcuno guardava e baciava le foto della propria famiglia che aveva in tasca.
La pena venne però commutata e furono tutti portati in un campo di rieducazione al lavoro.
Le condizioni da internato erano terribili. La fame, il freddo, le malattie, le vessazioni e le punizioni portarono alla depressione e alla perdita di peso. C’è una definizione per questo: “mal da reticolato”.
Le razioni distribuite non erano sufficienti per la sopravvivenza. Ce la facevano solo coi pacchi che ricevevano dalle loro famiglie lontane.
SchülerIn G:
(Dal racconto di Michele Montagano)
Verso mezzanotte vennero mandati in una baracca buia. L’unica cosa che sentivano era la puzza. La camerata era lurida ed abitata da altra gente, soprattutto delinquenti (specialmente russi, ucraini, slavi). Molti di loro erano malati e sputavano sangue. I catini nei quali avevano mangiato erano gli unici recipienti a disposizione di Montagano e dei suoi compagni per poter mangiare.
All’interno dei campi Michele aveva un numero e alla fine dell’appello il sergente diceva il numero di “pezzi” presenti, ad esempio: “250 Stück!”. Ciò significa che gli internati/prigionieri erano come degli arnesi per il lavoro di cui il Reich aveva bisogno. La forza-lavoro impiegata nella produzione bellica durante il Nazionalsocialismo era composta per ¼ da lavoratori coatti. Il Professor Zani sottolinea che in questo contesto si aveva un’alternanza fra il momento punitivo e il momento strumentale.
SchülerIn H:
La sua voce catturava ognuno di noi
Quando iniziò a parlare il Dott. Montagano calò un silenzio impressionante nell´aula. La sua voce catturava ognuno di noi, ci stupì tutti con la sua energia vitale e la sua forte presenza, nel raccontare la sua storia in modo veramente dettagliato.
Il signor Montagano apparve come un uomo molto orgoglioso di se stesso, con un passato ricco di sacrifici, dolore ed esperienze devastanti. Il suo racconto degli accaduti traumatizzanti, interessò e coinvolse tutti noi.
SchülerIn I:
Noi posteri di un’altra generazione
La mentalità patriottica di Montagano risulta alla nostra generazione sorprendente e difficilmente comprensibile: infatti stiamo crescendo con altri valori.
D’altro canto vediamo l’importanza dello spirito patriottico. Osservando lo svolgimento della politica attuale e le onde di populismo che stanno ribaltando e minacciando i valori sociali che si ritenevano scontati, si deve stare attenti a differenziare tra patriottismo e nazionalismo. Queste nozioni per la generazione del signor Montagano hanno servito a opporsi ad una guerra alimentata da un pensiero inumano a sua volta giustificato con il nazionalismo. Invece le forme di nazionalismo attuali minacciano la convivenza e la tolleranza tra le nazioni e lo scambio interculturale.
SchülerIn L:
Gerarchia nei lager
Michele Montagano é un tenente colonello italiano che ha sopravvissuto diversi mesi in un campo di concentramento di Wietzendorf, un lager nel Bundesland della Bassa Sassonia.
Sulla domanda che gli ho posto, se ci fosse una gerarchia fra gli internati , e come furono trattati quelli di una nazionalitá rispetto a quelli di un'altra, lui mi ha risposto che il capo che controllava la loro baracca era un tedesco, con una ferita in faccia riportata combattendo contro militari italiani. Perció non provava troppa simpatia per gli internati militari italiani e non li trattava come gli altri.
Vi era una gerarchia di trattamento tra i prigionieri di guerra, con inglesi e americani al primo posto, seguiti dagli italiani, poi ucraini e slavi, e infine ebrei e zingari. Quelli che facevano parte dei primi potevano ad esempio mangiare dalle 200 scodelle pulite. Infatti c'erano solamente 200 scodelle su 400 internati e gli italiani come Monatagano non potevano rifiutare le scodelle sporche, perché di conseguenza non avrebbero mangiato.
SchülerIn M:
È stata una mia libera scelta
Del racconto del signor Montagano c’è una frase che mi è rimasta molto impressa e che mi ha fatto capire quanto siamo fortunati noi a vivere in questa epoca con i privilegi che abbiamo. Lui a un certo punto ha detto: ”Non mi posso lamentare delle condizioni in cui mi trovavo, perché è stata una mia libera scelta”. Con questa frase ho capito che lui è una persona molto forte. Infatti è questa la sensazione che ho avuto quando mi sono trovato di fronte a lui.